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L’invenzione della stampa a caratteri mobili in metallo, in Occidente, è attribuita al tedesco Johannes Gutenberg, quando tra il 1448 e il 1454 a Magonza, stampa il primo libro con questa tecnica. Si tratta di una Bibbia a 42 linee (cioè quelle che compongono ogni pagina) che viene messo in vendita nel 1455 a Francoforte sul Meno.
Questo tipo di tecnica consiste nell’allineare i “tipi” (piccoli prismi metallici su ciascuno dei quali è inciso in rilievo a rovescio un carattere) assemblandoli in linee, e unire queste linee in modo da creare le pagine complete di testo. Così vengono create le matrici di ogni pagina, inchiostrate e successivamente stampate con un torchio pressore.
Nell’arco di circa un decennio la nuova tecnica si diffonde nelle varie città europee e in particolare a Venezia dove i primi stampatori compaiono nel 1469 e trasformano la città nel più importante centro europeo del libro stampato.
E’ nel periodo di massimo fulgore della città, che compare un personaggio che introduce due importanti innovazioni che rivoluzionano la stampa e danno notevole impulso alla diffusione della cultura: Aldo Pio Manuzio.
Personaggio di notevole cultura, Manuzio (studia il latino a Roma e il greco a Ferrara) nel 1482 si trova a Mirandola presso l’amico e compagno di studi Giovanni Pico della Mirandola, che quando si trasferisce a Firenze, procura a Manuzio il posto di tutore dei suoi due nipoti Lionello Pio e Alberto III Pio, principi di Carpi. Probabilmente il primo finanziatore di Manuzio fu proprio il principe Alberto Pio con il quale mantenne un fortissimo legame e che in seguito gli permise di aggiungere al suo nome quello della famiglia Pio.
A Venezia Manuzio allaccia rapporti di collaborazione e di amicizia con letterati ed artisti, nonché con studiosi greci fuggiti da Bisanzio dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente. Queste relazioni intellettuali portano alla fondazione dell’Accademia Aldina, dedicata agli studi ellenistici che si prefigge di diffondere lo studio dei classici greci in Italia e in Europa.
L’amore per la cultura, derivata dagli studi umanistici, lo inducono a realizzare il suo sogno di diffondere e preservare la filosofia e la letteratura greca e latina dall’oblio, recuperando e riproponendo i grandi capolavori classici, tramite edizioni stampate nella sua tipografia fondata nel 1494 a Venezia.
Le due innovazioni che Manuzio introduce e che rivoluzionano la stampa sono l’invenzione del corsivo (conosciuto come “italico”), che permette di ridurre lo spazio di stampa, e il formato più piccolo del libro, ovvero “in ottavo”, che lo rende più leggero, maneggevole e facilmente trasportabile.
Il primo volume che Manuzio stampa con queste caratteristiche, è l’opera di Vigilio nel 1501.
Grazie a queste innovazioni, i suoi volumi si diffondo velocemente in tutta Europa con il nome di “edizioni Aldine” o “Aldine”. Le sue stampe sono contraddistinte da un simbolo raffigurante un’ancora con un delfino, che rappresenta il suo motto “festina lente” ovvero “affrettati con calma”, cioè “pensa bene, ma poi agisci”. Quest’immagine Manuzio la ricava da un’antica moneta romana donatagli da Pietro Bembo, in cui l’ancora simboleggia la solidità, mentre il delfino la velocità.
Le opere pubblicate da Manuzio costituirono per molti anni, una sorta di patrimonio enciclopedico del sapere umanistico e suscitano ancora oggi meraviglia e interesse.
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